Hi, I’m Michael
Web designer and developer working for envato.com in Paris, France.
My Experience
Software Develop.
Co-Founder
Microsoft Corporation
Web Design.
Founder, XYZ IT Company
Reinvetning the way you create websites
Teacher and Developer
SuperKing LTD
Sr. Software Engineer
Education
BSc in Computer Science
University of DVI
New Haven, CT ‧ Private, non-profit
AS - Science & Information
SuperKing College
Los Angeles, CA 90095, United States
Secondary School Education
Kingstar Secondary School
New Haven, CT ‧ Private, non-profit
My Resume
Education Quality
BSc in Computer Science
University of DVI (2006 - 2010)The training provided by universities in order to prepare people to work in various sectors of the economy or areas of culture.
AS - Science & Information
SuperKing College (2001 - 2005)Higher education is tertiary education leading to award of an academic degree. Higher education, also called post-secondary education.
Secondary School Education
Kingstar Secondary School (1998 - 2000)Secondary education or post-primary education covers two phases on the International Standard Classification of Education scale.
Job Experience
Sr. Software Engineer
Google Out Tech - (2017 - Present)Google’s hiring process is an important part of our culture. Googlers care deeply about their teams and the people who make them up.
Web Developer & Trainer
Apple Developer Team - (2012 - 2016)A popular destination with a growing number of highly qualified homegrown graduates, it's true that securing a role in Malaysia isn't easy.
Front-end Developer
Nike - (2020 - 2011)The India economy has grown strongly over recent years, having transformed itself from a producer and innovation-based economy.
Hard Skills
Email Marketing & CRM (Aweber, InfusionSoft, Mailchimp, ActiveCampaign)
Advertising (Google Ads, Facebook Ads)
Marketing tool (Zapier, SEOZoom, SEMrush, CrazyEgg, Hotjar)
SEO (Ottimizzazione per i motori di ricerca)
Copywriting
Formattazione web (HTML5, CSS3, XML)
Google tool (Analytics, Search Console, Tag Manager)
CMS (WordPress, Magento, Prestashop, Amember)
Visual builder (Elementor, Divi, UX builder, Fusion)
Video editing (Camtasia, Premiere)
Server (cPanel, WHM, Plesk, Mysql)
Programmazione (PHP, JAVA, JAVASCRIPT, C, C++)
Soft Skills
Problem solving
Organizzazione e planning
Autosviluppo
Consapevolezza interiore
Comunicazione efficace
Interazione
Analisi e creatività
Decision Making
Influenza e persuasione
Orientamento al cliente
Team Work
Tenacia
Flessibilità e cambiamento
Education Quality
BSc in Computer Science
University of DVI (2006 - 2010)The training provided by universities in order to prepare people to work in various sectors of the economy or areas of culture.
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SuperKing College (2001 - 2005)Higher education is tertiary education leading to award of an academic degree. Higher education, also called post-secondary education.
Secondary School Education
Kingstar Secondary School (1998 - 2000)Secondary education or post-primary education covers two phases on the International Standard Classification of Education scale.
Job Experience
Sr. Software Engineer
Google Out Tech - (2017 - Present)Google’s hiring process is an important part of our culture. Googlers care deeply about their teams and the people who make them up.
Web Developer & Trainer
Apple Developer Team - (2012 - 2016)A popular destination with a growing number of highly qualified homegrown graduates, it's true that securing a role in Malaysia isn't easy.
Front-end Developer
Nike - (2020 - 2011)The India economy has grown strongly over recent years, having transformed itself from a producer and innovation-based economy.
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Kingstar Secondary School (1998 - 2000)Secondary education or post-primary education covers two phases on the International Standard Classification of Education scale.
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Sr. Software Engineer
Google Out Tech - (2017 - Present)Google’s hiring process is an important part of our culture. Googlers care deeply about their teams and the people who make them up.
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Apple Developer Team - (2012 - 2016)A popular destination with a growing number of highly qualified homegrown graduates, it's true that securing a role in Malaysia isn't easy.
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Marketing esperienziale: come non temere i big dell’ecommerce con il tuo negozio fisico
Devi sapere che da oltre un anno tutti i giorni dal lunedì al venerdì vado a correre e mi alleno.
Qualche giorno fa mentre scorrevo il feed di Facebook vedo la pubblicità della Spartan Race con uno sconto d’iscrizione del 21%.
Non ci penso due volte e mi iscrivo.
Inizio ad informarmi in merito alla Spartan Race, in quanto non ne ho mai percorsa una, e tra le varie informazioni che recupero ce n’è una ricorrente legata all’importanza delle scarpe.
Non puoi correre questo tipo di competizione con delle scarpe da running normali, ne servono alcune specifiche che in gergo tecnico vengono definite da OCR.
Inizio a cercare online sui vari siti noti, ma si sà la scarpa va provata e l’acquisto in questo caso non è neanche così irrisorio, infatti buone scarpe da OCR partono da almeno un 150€.
Riflettendoci mi viene in mente un negozio di scarpe di cui mi aveva parlato un conoscente l’estate scorsa, il negozio per correre.
Qui inizia la mia esperienza d’acquisto.
Prima di parlartene vediamo insieme i fondamentali di questa tipologia marketing, che spesso viene fatto in maniera del tutto naturale e non studiata, in particolar modo quando c’è profonda passione e competenza da parte del venditore.
Cos’è il marketing esperenziale e come farlo al meglio?
Come dice la parola stessa è un tipo di marketing che mette al centro un esperienza e le relazioni.
Queste esperienze possono essere passive, ovvero il cliente o potenziale tale non interagiscono direttamente ma restano “in apprendimento”, ad esempio il caso di un evento, oppure attive dove è l’utente stesso a fare delle azioni che gli permetteranno di conoscere il brand.
In tutto questo personalmente reputo che debba esserci sempre quell’elemento differenziante a farla da padrone, ad esempio ogni venditore di automobili fa fare dei “test drive” ai propri potenziali clienti, ma questa è una prassi molto “fredda”, al contrario immagino in particolare per auto sportive, dei test drive dell’auto stessa in un circuito. Questa la reputerei un esperienza che rimane, che ci proietta di più verso l’acquisto finale e che ci spinge a parlarne ad altre persone.
A seconda di ciò che vendi l’esperienza può essere sensoriale e coinvolgere alcuni o tutti i sensi.
Ad esempio, c’è stato un periodo in cui, oltre ad occuparmi di web, ho avuto anche un negozio di caffè.
Nel negozio avevo un diffusore di fragranza al caffè, stimolava l’olfatto, ed ogni volta che un cliente entrava offrivo loro una degustazione di qualche miscela che poteva interessargli ma non avevano mai provato (gusto) e questo avveniva sempre anche quando tornavano.
Infatti un’altra cosa che reputo fondamentale è la ripetizione dell’esperienza.
Ogni volta che il nostro cliente ritorna dobbiamo fargli rivivere quell’esperienza o comunque dare un seguito a quella precedente.
Di solito infatti si da per scontato che acquisito il cliente l’esperienza sia terminata, in quanto abbiamo raggiunto il nostro obiettivo e quando tornerà il nostro effort dovrà essere minore.
Assolutamente nulla di più sbagliato.
Creare una relazione, continuare a dare valore al nostro cliente, sarà la cosa che lo fidelizzerà molto più di una tessera punti o di uno sconto, anzi saranno disposti, e ben felici, di spendere anche di più rispetto ai prezzi medi perchè gli stai dando del valore che non trovano da nessun altra parte.
Detto questo ti racconto l’esperienza che ha ispirato questo articolo.
La mia esperienza d’acquisto perfetta
Come ti ho accennato in precedenza stavo cercando delle scarpe da OCR e mi sono ricordato di un negozio particolare di cui mi parlò un amico l’estate scorsa.
Li cerco su Google e trovo il loro sito.
Resto subito colpito dalla maggior parte dei nomi di brand di scarpe di cui ignoravo completamente l’esistenza, insomma se non sei uno specialista marchi come Salomon o Hoka immagino che saranno sicuramente sconosciuti anche a te.
Ricordo che il mio amico quando me ne parlò mi disse di un elemento importante, quello che rende l’esperienza unica.
Infatti il bello di questo negozio è che fanno gratuitamente un test per vedere la corsa, quindi l’appoggio del piede e non solo, ed in funzione di questo consigliano la scarpa più adatta allo stile di corsa.
Gli scrivo su Facebook per prendere un appuntamento per il test e dopo pochi minuti mi rispondono fissandolo per sabato.
Arriva sabato e dopo un pranzo con i miei amici, mi faccio circa 30 minuti di macchina ed arrivo al negozio.
Hanno un parcheggio riservato per i clienti, proprio davanti l’entrata, ottima cosa.
Entro nel negozio e subito vengo colpito dalle pareti con le scarpe divise per brand, cartelli che spiegano ad esempio l’importanza per un bambino di avere le giuste scarpe, tutto organizzato in maniera ordinata e pulita.
Gli dico del mio appuntamento e subito la ragazza mi chiede “Mi puoi dire il tuo nome?”, da buon uomo di marketing penso fantastico qui ci si chiama per nome – chiunque conosca un briciolo le basi del marketing sa quanto sia importante dare del tu ai nostri clienti o potenziali tali.
Mi fa accomodare su uno sgabello e mi da un box in cui mettere i miei oggetti personali.
Verifica il mio numero di scarpe e torna con delle scarpe per farmi fare il test di corsa.
Mentre attendo di poter salire sul tapis roulant, vedo che i clienti all’interno del negozio in quel momento erano veramente a casa, sembravano conoscere il proprietario da una vita e lui gli dava delle spiegazioni dettagliate su ogni tipo di scarpa, informazioni che riuscivo a capire anche io che era la prima volta che mi trovavo in un posto così specializzato.
Faccio il mio test di corsa.
Poco dopo arriva il proprietario, mi mostra il filmato e mi spiega come la mia corsa fosse tutta in appoggio sul tallone e che per dirtela in maniera semplice correvo in maniera non proprio dritta.
Mi spiega quindi che mi farà provare delle scarpe che ammortizzino al meglio questo mio appoggio sul tallone e che tendano allo stesso tempo ad allineare la mia corsa, tutto questo per evitare infortuni e traumi alla schiena o al ginocchio.
Torna dal magazzino con 3 tipi di scarpe diverse.
Provo ogni paio di scarpe sul tapis roulant e la sensazione era completamente differente rispetto l’inizio, anche in questo caso ogni corsa veniva registrata in modo da poter visionare i miglioramenti.
Decido quindi quali fossero le scarpe che sentivo più adatte.
La ragazza mi chiede “Mi sai spiegare il perchè?”, fantastico, mi chiede un feedback proprio sull’esperienza.
Le dico quindi le mie sensazioni e perchè ho scelto quel modello, delle asics gt 1000 10.
A quel punto anche il proprietario mi chiede quali avessi scelto e mi dice “Non avevo dubbi” e mi fa vedere come la corsa sia cambiata.
Prima di concludere si assicura di nuovo che il numero sia giusto e calzi bene.
A quel punto mi dirigo in cassa, felicissimo del mio acquisto.
Oltra a ricevere uno sconto, mi chiede se voglio essere registrato nel loro archivio così da avere uno storico della corsa.
Esco ringraziando e dicendo che avrei fatto loro grande pubblicità.
Perchè il negozio per correre non può temere i big dell’ecommerce
Immagino che avrai sentito o letto almeno una volta nella tua vita frasi come: “Vengono in negozio, provano le scarpe e poi le comprano su internet”, “I grandi ecommerce stanno uccidendo i piccoli negozi locali” e altre affermazioni di questo genere.
Questo è vero ed in alcuni casi non c’è molto da fare.
Ma in tanti altri questo capita quando chi vende un prodotto si limita alla vendita fine a se stessa senza aggiungere alcun valore al cliente finale.
Un valore che è legato allo sguardo, al rapporto umano, al consiglio, alla passione, alla competenza, cose che le big company online non possono avere.
Quando entri nel negozio per correre vieni accolto da un clima cordiale e ti appresti a fare un esperienza d’acquisto, non ti viene detto “hai visto qualcosa che ti piace?” o “posso aiutare” da un commesso che è li e non nutre la benchè minima passione per il suo lavoro, ma trovi persone che sono li per darti la migliore scarpa per il tuo stile di corsa.
Questa passione, questa competenza, questo amore verso il proprio lavoro è qualcosa che non passa inosservato, anzi.
Una gentilezza veramente unica e un processo di acquisto professionale e naturale, insomma impossibile non parlarne bene,
Conclusione
Ti ho raccontanto di questa esperienza perchè se hai un negozio fisico, puoi avere degli assi nella manica che online non possono essere riprodotti.
Il primo su tutti, a mio avviso è il rapporto umano.
La relazione.
Pensa a quante volte non hai comprato qualcosa perchè la relazione con il commesso di turno non è stata delle migliori, per quanto quel prodotto ti servisse in quel momento e come hai etichettato il negozio con un “non ci tornerò mai più”.
Ricorda infatti che un esperienza negativa, segna molto di più di una positiva.
Coltiva quest’aspetto con i tuoi clienti, non vederli solo come vendite fine a se stesse, cerca di dargli valore, di capire i loro bisogni, offri loro soluzioni, chiedi un feedback e vedrai che non ci sarà Amazon a poterti fare concorrenza.
Fai in modo che i tuoi clienti usciti dal tuo negozio, raccontino la loro esperienza d’acquisto, che sarà un veicolo di pubblicità gratuita – il buon vecchio passaparola – più potente che tu possa ottenere.
PS: se dovesse interessarti questo è il link del sito del negozio per correre.
NO engagement marketing, tra: Pitagora, gratificazioni istantanee e controintuzioni
Te lo immagini Pitagora nella sua scuola che al termine della lezione afferma: “lasciate un like, mettete un commento e condividete, a 500 commenti terrò la prossima lezione”.
Bhè se conosci un minimo la storia di Pitagora, il Maestro tra i Maestri, saprai che nella sua scuola vigevano regole esattamente opposte.
Sto parlando infatti degli acusmatici, persone che dopo esser state ammesse nella scuola pitagorica per anni potevano solo ed esclusivamente ascoltare Pitagora, di cui ne udivano solo la voce senza vederlo in volto.
Perchè ti parlo di Pitagora?
Levando uno strano legame viscerale, direi animico, che mi lega a lui, ti parlo di Pitagora perchè la società in cui viviamo oggi è esattamente il completo opposto di quella che era la scuola pitagorica.
Scavando a fondo e osservando quello che avviene oggi nel 99,999% delle strategie di marketing, in particolar modo sui social, sono tutti pazzi per l’engagement.
Ma iniziamo dalle basi.
Cos’è l’engagement?
Se non lo sapessi la parola engagement significa coinvolgimento.
Tutti vogliono coinvolgerti in qualche azione che sia lasciare un like, iscriverti ad un canale, rispondere ad un sondaggio, o altro.
Questo, ripeto, vale per il 99,999% dei professionisti, delle aziende, dei brand con cui vieni a contatto.
La questione è molto semplice, più vieni coinvolto in queste azioni e più i loro prossimi messaggi arriveranno ai tuoi occhi, tutto questo perchè gli algoritmi alla base di piattaforme come Facebook, Instagram, Tik Tok, Linkedin, hanno tutto l’interesse nel mostrarti contenuti dove tu dedichi la tua attenzione e con cui interagisci.
Avere quindi tutti i giorni sotto gli occhi i contenuti di uno specifico brand di scarpe da running, farà si che nel momento in cui avrai bisogno di quel prodotto, con molte probabilità, la scelta sarà certa e questo è valido per un consulente, per una ditta e per ogni tipologia di settore.
Allo stesso modo un influencer su Instagram con un E.R. (engagement rate) – ovvero la % di persone che interagiscono rispetto al numero totale dei follower – molto alto potrà vendere sponsorizzazioni a prezzi più alti e con più facilità.
Viviamo infatti nell’era dell’attenzione, dove l’inclinazione del cellulare, la dilatazione della pupilla, il tocco sullo schermo e altri dati molto “sottili” vengono acquisiti da big company, che poi realizzeranno la prossima app o il prossimo social in grado di farci rimanere il più tempo possibile li sopra.
Fatta questa premessa, quello di cui voglio parlare oggi è un concetto controintuitivo che ho voluto esprimere con il nome di NO engagement marketing.
Un idea controintuitiva per approcciare al social media marketing
Ho sempre avuto la fissazione di voler andare controcorrente, e non per partito preso, ma semplicemente per vocazione innata.
Questo mi ha portato a sperimentare ed innovare in molti campi, le persone che lavorano con me o hanno avuto modo di farlo, sanno bene di che pasta sono fatto.
Vista questa mia indole, dopo aver avuto una visione, in un era in cui l’engagement è, quasi, tutto ho deciso di rinunciare completamente ad esso.
Infatti se sei tra gli utenti più attenti di questo sito avrai avuto modo di notare che in questo blog e nei video di youtube ho tolto la possibilità di commentare.
Avessi potuto togliere qualsiasi tipo di interazione verso i miei contenuti su qualsiasi piattaforma l’avrei fatto, ispirato proprio dalla scuola pitagorica..
Ma nel mondo di oggi, che vuole tenerci con la testa china, ingabbiati in schermi piatti, questo non è concesso.
Viviamo un web ormai ossessionato dalla gratificazione istantanea di un like, un commento, un impression su un video o su una stories, dove la vanity metrics conta molto di più del contenuto.
Quante volte hai visto il tuo guru preferito scrivere post dove stava per svelarti l’ennesimo tool o l’ennesima strategia segreta ma solo dopo che quel post avrebbe raggiunto XXX commenti con scritto “Guru”.
La cosa bella è che funziona. Un orda di automi, e lo dico con estremo rispetto senza offenderti se sei tra questi, è sempre lì pronta a commentare per poi fare cosa con quegli strumenti, quelle strategie, quei corsi?
Assolutamente nulla.
“Ok Daniele dove vuoi arrivare?”
Ancora un attimo di pazienza e capirai.
Lasciami premettere che per anni ho realizzato tutorial, risposto a commenti sul blog, partecipato a forum e community con l’intento di aiutare le persone, con molta probabilità continuerò a farlo ma non con chiunque in maniera indistinta.
Dopo oltre 12 anni di lavoro sul web e con le skills che ho acquisito ed i progetti che ho realizzato e gestito, non ho più voglia di rispondere a domande banali, verso cose scontate, molto spesso elargendo perle ai porci, per questo ci sono le nuove generazioni che è giusto facciano la loro gavetta.
Da qualche mese ormai solo due clienti storici ed il maestro Sergio hanno accesso a me, al mio know how, al mio tempo, alla mia attenzione.
Tutto il resto è noia.
“Daniele non ti sembra di star esagerando, chi ti credi di essere? E comunque ancora non sei arrivato al dunque”
Assolutamente no, non credo di esagerare anzi sono molto realista e “chi credo di essere” non devo dimostrarlo a te e a nessun altro.
Eccoci arrivati al dunque ora ti spiegherò il concetto alla base del NO Engage Marketing, e non mi stupirei se ben presto qualcuno lo facesse proprio, per rivenderlo alla sua cerchia di automi.
La base del NO Engage Marketing
Le fondamenta della mia teoria, che sto gia mettendo in pratica, sono molto semplici e si basano su una leva fortissima, il massimo della scarsità, sto parlando della completa assenza.
Questa non ha a che vedere con Cialdini, con “le ultime 100 copie rimaste”, “solo per i primi 10” o altre tecniche simili.
Voglio farti un esempio.
Ricordi quando uscirono i nutella biscuits?
Quello che accadde fu molto semplice, erano difficili da trovare, alcune persone compravano le confezioni a 3€ e le rivendevano a 10€, questo perchè c’era chi era disposto a pagare di più pur di avere quel prodotto.
Nei supermercati gli scaffali destinati ai nutella biscuits erano, e sono, facilmente identificabili e in quel periodo quello che si presentava erano solitamente degli scaffali completamente vuoti con solo la targhettina della nutella, completa assenza del prodotto e ben identificabile.
Oggi nella mente delle persone nonostante i supermercati siano ben forniti e questa scarsità sia ormai svanita, si è installata un ancora per cui i nutella biscuits sono i biscotti introvabili, e questo gli dona un prestigio non indifferente.
Credo che questa sia una delle operazioni di marketing più belle degli ultimi tempi, perchè un azienda come la Ferrero non ha e non aveva di certo problemi di produzione.
Allo stesso modo il NO Engage Marketing si basa sull’assenza, in questo caso l’assenza di poter manifestare la propria idea, di chiedere qualcosa, di condividere, un assenza che spezza completamente i meccanismi social a cui tutti siamo abituati.
Perchè NO Engage Marketing?
NO Engage Marketing perchè in questo modo le persone l’unica cosa che potranno fare è concentrarsi sul contenuto.
Non potranno dire la loro, manifestare le loro strambe idee, fare domande per cui la risposta è chiaramente data nel contenuto o peggio ancora manifestare il loro dissenso attraverso commenti di odio, mi riferisco ai famosi haters.
Pitagora sapeva di diffondere conoscenza in maniera accurata e non era un suo problema se le persone avessero capito o meno.
Immagino per un attimo di essere lì, in quel di Crotone, dopo una lezione del Maestro.
Il discepolo che non poteva porre domande, pena l’esclusione dalla scuola, apriva una discussione interna, con sé stesso, che lo spingeva a trovare le risposte che cercava.
Un vero “learning by doing”.
Il NO Engage Marketing trova i suoi seguaci solo tra chi vuole veramente spingersi oltre.
Per chi vuole veramente imparare dedicando il massimo delle proprie energie all’apprendimento.
Puoi capire meglio quello che intendo se ti è mai capitato di andare ad un corso o magari a scuola, quando qualcuno faceva domande talmente banali da essere quasi imbarazzanti, che però interrompevano l’intera lezione rallentando il processo di apprendimento dell’intero gruppo.
Il NO Engage Marketing è meritocratico, se hai le capacità, innate e non, per andare a fondo capirai, viceversa il Maestro non ti aiuterà.
I vantaggi del NO Engage Marketing?
Se hai un business o un attività online, mi meraviglio che tu sia arrivato a leggere fin qui.
Le mie parole con molta probabilità sono viste come vere eresie, ma del resto anche Galileo fu visto come un eretico.
Tornando al tempo degli schermi piatti, immagino che in ottica strategica questa assenza potrà portare enormi benefici ad un business in particolare se questo è legato alla condivisione di “know how” ma non eslcudo applicazioni in ogni campo.
I vantaggi possono essere diversi come:
- Risparmio di tempo ed energie per rispondere ai commenti. Tempo ed energie che si potranno dedicare alla creazione di nuovi contenuti.
- Focus totale sul valore dei contenuti condivisi e ancor di più dei momenti di confronto.
- Taglia completamente fuori tutte quelle persone che cercano scorciatoie e trucchetti.
- Engagement alle stelle in quei momenti in cui si darà la possibiltà di interagire.
- Creare un gruppo di persone altamente preparata con cui in futuro potersi confrontare.
Infatti nella mia idea questa strategia troverà di tanto in tanto piccole interruzioni.
Momenti rari in cui un fan, un lettore, un haters, potrà interagire.
Ma questo lo scopriremo più avanti.
Conclusione
Per riassumere il NO Engage Marketing si basa sull’assenza di confronto ed è l’ideale per chiunque abbia “know how” da condividere, in questa strategia, si possono pianificare rare e centillinate occasioni in cui il professionista interagisce con chi lo segue, che a quel punto, si presuppone sarà un pubblico ben segmentato di persone che stimano il suo lavoro.
Con questo articolo riprendo a scrivere sul mio blog dopo diverso tempo.
Nel corso degli ultimi anni ho dedicato e sto dedicando tutte le mie energie per approfondire le D.L.T. (distributed ledger technology) e allo stesso tempo non mi sono mai fermato un minuto nel mettere in pratica il marketing e tutto quello che ne concerne.
Ho intenzione di portare tanti contenuti di valore, come ho sempre fatto, per aiutare le persone a muoversi nel web e non solo, e non rivoluzionando le regole del gioco ma creandone uno a cui non hai mai giocato..
Chiunque vorrà ascoltare e leggere potrà farlo in qualsiasi momento per tutti gli altri è pieno di Guru che non vedono l’ora di avere un like e un commento sotto il post dell’ultimo corso che vogliono vendervi.
Answer The Public: come trovare argomenti ricercati su Google
Nel video tutorial odierno (trovi il link in fondo!) effettueremo una veloce panoramica di “Answer the public” un tool molto utile che raccoglie in una visualizzazione aggregata le principali query digitate dagli utenti sul motore di ricerca.
Questo interessante strumento è dedicato a chi necessita spunti sul tipo di post da creare, sugli interessi da trattare, sulle domande alle quali rispondere e così via. “Answer the public” è disponibile in versione sia gratuita sia premium: analizzeremo insieme la free.
Answer the public: un tool per conoscere cosa interessa alla gente
Per prima cosa impostiamo la lingua italiana selezionando la sigla IT dal primo menu a tendina collocato a sinistra. Il secondo campo è riservato solo dagli utenti pro e riguarda il paese. A questo punto è sufficiente inserire nel form successivo l’argomento di interesse: nel nostro caso digitiamo “SEO” e avviamo la ricerca dall’apposito pulsante.
I risultati restituiti consistono in una lista divisa in 5 pannelli: domande, preposizioni, comparazioni, ordine alfabetico e correlati.
1. La scheda Questions indica le varie domande divise per tipologia come, quale, perchè, dove, cosa… indicando come strutturare il proprio contenuto. Nel nostro esempio “Answer the public” suggerisce Dove studiare SEO? Come fare SEO fai da te? Perchè fare SEO? Cosa sono SEO e SEM?
Queste domande possono essere la base di partenza per sviluppare contenuti che interessano sicuramente il pubblico perchè si tratta di ricerche digitate dagli stessi utenti.
2. Scorrendo verso il basso arriviamo alla scheda Prepositions che illustra gli argomenti scanditi da termini quali ad esempio per, senza, come… formando argomenti tipo “SEO per amazon”, “SEO per immagini”. La visualizzazione grafica può essere alternata a quella testuale più schematica offerta dalla vista “Data” premendo i pulsanti in alto a sinistra della schermata.
Trova argomenti di comparazione e correlati con Answer the public
3. Nella sezione Comparisons troviamo suggeriti argomenti contenenti termini quali contro, vs, con, come ad esempio “SEO vs SEM”, “SEO contro adwords”, “SEO con Wix”.
4. Nel pannello Alphabetical ci viene mostrata la lista argomenti esposta in ordine alfabetico: la nostra parola chiave rimane fissa mentre il resto della frase è elencato dalla A alla Z
5. Nell’ultima sezione Related troviamo argomenti correlati come “SEO zoom”, “SEO yoast”.
Questo strumento è di semplice utilizzo, consente di scaricare in csv i risultati e di salvare i diagrammi anche sotto forma di immagine: è possibile effettuare nuove ricerche utilizzando i bottoni collocati in alto a destra. “Answer the public” ha lo scopo di aggregare le domande che la gente pone più spesso risultando utile per chi sviluppa contenuti e lavora con blog, in ambito seo e marketing.
Se hai domande lascia pure un messaggio, clicca sul like al video o al post e iscriviti al canale così sarai sempre informato sui nuovi contenuti rilasciati!
Videotutorial: Answer The Public: come trovare argomenti ricercati su Google
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