Ciao, mi chiamo Daniele Della Corte
e sono
una mente libera.
un corpo sano.
un'anima ribelle.
In queste pagine web cercherò di condividere quello faccio nella vita di tutti i giorni. Uno spazio non convenzionale dove potrai conoscemi meglio, non solo per il mio lavoro che ormai svolgo da oltre 15 anni.
*versione alpha ancora hai visto nulla
Live, Laugh, Love
Anni fa ho buttato via attestati, diploma, curriculum vitae ho mollato l’università e sono diventato un freelance. Mi sono ripromesso di essere libero da luoghi ed orari di lavoro, mettendo sempre al primo posto il mio benessere anzichè quello del mio conto in banca, infatti ad ora non sono ancora diventato ricco ma posso dire di vivere serenamente. In questo sito condividerò non solo il mio lavoro ma anche aspetti più personali della mia vita. Iniziamo con un banale elenco di alcune cose che amo.
Innovazione
Mi piace esplorare e testare sempre nuove tencologie, sono sempre stato in prima linea dai primi pc, ad internet alla blockchain.
Natura
Come si può non amare il mare, stare a piedi scalzi su un prato, l'estate, il sole o la rosa che sboccia?
Arte
Per quanto non sia un esperto in materia riconosco tutto ciò che crea bellezza, che sia una musica, delle parole scritte, una scultura o altro.
Sport
Pratico triathlon e O.C.R., mi alleno quotidianamente, un allenamento fisico e mentale, per mantenere il mio corpo sano.
Oriente
Sono tremendamente affascinato dalle culture orientali, dalla loro spiritualità, lo yoga, lo zen, il buddhismo, induismo, il loro modo di vivere e molto altro.
Cucina
Trovo che cucinare sia un gesto d'amore ed amo farlo per i miei ospiti, cercando sempre piatti particolari, accompagnati da un buon vino rosso o un prosecco.
Lifeline
Skills
Hard Skills
Email Marketing & CRM (Aweber, InfusionSoft, Mailchimp, ActiveCampaign)
Advertising (Google Ads, Facebook Ads)
Marketing tool (Zapier, SEOZoom, SEMrush, CrazyEgg, Hotjar)
SEO (Ottimizzazione per i motori di ricerca)
Copywriting
Formattazione web (HTML5, CSS3, XML)
Google tool (Analytics, Search Console, Tag Manager)
CMS (WordPress, Magento, Prestashop, Amember)
Visual builder (Elementor, Divi, UX builder, Fusion)
Video editing (Camtasia, Premiere)
Server (cPanel, WHM, Plesk, Mysql)
Programmazione (PHP, JAVA, JAVASCRIPT, C, C++)
Soft Skills
Problem solving
Organizzazione e planning
Autosviluppo
Consapevolezza interiore
Comunicazione efficace
Interazione
Analisi e creatività
Decision Making
Influenza e persuasione
Orientamento al cliente
Team Work
Tenacia
Flessibilità e cambiamento
Projects
Buidlers.it
Chief Executive OfficeBuidlers
Inizio progetto gennaio 2023La mission di BUIDLERS è quella di esplorare l’ecosistema blockchain e web3.0, andando ad identificare progetti destinati a cambiare il mondo, condividendo la conoscenza acquisita e formando chiunque sia interessato all’uso di queste nuove tecnologie.
Etherna.io
Chief Marketing OfficerEtherna
Inizio progetto 2019Etherna è un gateway verso Swarm, un hosting decentralizzato, verso cui riesce a caricare e scaricare ogni tipo di dato. Attualmente Etherna.io è da considerarsi come una piattaforma di video, hostati su Swarm, completamente trasparente e libere.
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Marketing esperienziale: come non temere i big dell’ecommerce con il tuo negozio fisico
Devi sapere che da oltre un anno tutti i giorni dal lunedì al venerdì vado a correre e mi alleno.
Qualche giorno fa mentre scorrevo il feed di Facebook vedo la pubblicità della Spartan Race con uno sconto d’iscrizione del 21%.
Non ci penso due volte e mi iscrivo.
Inizio ad informarmi in merito alla Spartan Race, in quanto non ne ho mai percorsa una, e tra le varie informazioni che recupero ce n’è una ricorrente legata all’importanza delle scarpe.
Non puoi correre questo tipo di competizione con delle scarpe da running normali, ne servono alcune specifiche che in gergo tecnico vengono definite da OCR.
Inizio a cercare online sui vari siti noti, ma si sà la scarpa va provata e l’acquisto in questo caso non è neanche così irrisorio, infatti buone scarpe da OCR partono da almeno un 150€.
Riflettendoci mi viene in mente un negozio di scarpe di cui mi aveva parlato un conoscente l’estate scorsa, il negozio per correre.
Qui inizia la mia esperienza d’acquisto.
Prima di parlartene vediamo insieme i fondamentali di questa tipologia marketing, che spesso viene fatto in maniera del tutto naturale e non studiata, in particolar modo quando c’è profonda passione e competenza da parte del venditore.
Cos’è il marketing esperenziale e come farlo al meglio?
Come dice la parola stessa è un tipo di marketing che mette al centro un esperienza e le relazioni.
Queste esperienze possono essere passive, ovvero il cliente o potenziale tale non interagiscono direttamente ma restano “in apprendimento”, ad esempio il caso di un evento, oppure attive dove è l’utente stesso a fare delle azioni che gli permetteranno di conoscere il brand.
In tutto questo personalmente reputo che debba esserci sempre quell’elemento differenziante a farla da padrone, ad esempio ogni venditore di automobili fa fare dei “test drive” ai propri potenziali clienti, ma questa è una prassi molto “fredda”, al contrario immagino in particolare per auto sportive, dei test drive dell’auto stessa in un circuito. Questa la reputerei un esperienza che rimane, che ci proietta di più verso l’acquisto finale e che ci spinge a parlarne ad altre persone.
A seconda di ciò che vendi l’esperienza può essere sensoriale e coinvolgere alcuni o tutti i sensi.
Ad esempio, c’è stato un periodo in cui, oltre ad occuparmi di web, ho avuto anche un negozio di caffè.
Nel negozio avevo un diffusore di fragranza al caffè, stimolava l’olfatto, ed ogni volta che un cliente entrava offrivo loro una degustazione di qualche miscela che poteva interessargli ma non avevano mai provato (gusto) e questo avveniva sempre anche quando tornavano.
Infatti un’altra cosa che reputo fondamentale è la ripetizione dell’esperienza.
Ogni volta che il nostro cliente ritorna dobbiamo fargli rivivere quell’esperienza o comunque dare un seguito a quella precedente.
Di solito infatti si da per scontato che acquisito il cliente l’esperienza sia terminata, in quanto abbiamo raggiunto il nostro obiettivo e quando tornerà il nostro effort dovrà essere minore.
Assolutamente nulla di più sbagliato.
Creare una relazione, continuare a dare valore al nostro cliente, sarà la cosa che lo fidelizzerà molto più di una tessera punti o di uno sconto, anzi saranno disposti, e ben felici, di spendere anche di più rispetto ai prezzi medi perchè gli stai dando del valore che non trovano da nessun altra parte.
Detto questo ti racconto l’esperienza che ha ispirato questo articolo.
La mia esperienza d’acquisto perfetta
Come ti ho accennato in precedenza stavo cercando delle scarpe da OCR e mi sono ricordato di un negozio particolare di cui mi parlò un amico l’estate scorsa.
Li cerco su Google e trovo il loro sito.
Resto subito colpito dalla maggior parte dei nomi di brand di scarpe di cui ignoravo completamente l’esistenza, insomma se non sei uno specialista marchi come Salomon o Hoka immagino che saranno sicuramente sconosciuti anche a te.
Ricordo che il mio amico quando me ne parlò mi disse di un elemento importante, quello che rende l’esperienza unica.
Infatti il bello di questo negozio è che fanno gratuitamente un test per vedere la corsa, quindi l’appoggio del piede e non solo, ed in funzione di questo consigliano la scarpa più adatta allo stile di corsa.
Gli scrivo su Facebook per prendere un appuntamento per il test e dopo pochi minuti mi rispondono fissandolo per sabato.
Arriva sabato e dopo un pranzo con i miei amici, mi faccio circa 30 minuti di macchina ed arrivo al negozio.
Hanno un parcheggio riservato per i clienti, proprio davanti l’entrata, ottima cosa.
Entro nel negozio e subito vengo colpito dalle pareti con le scarpe divise per brand, cartelli che spiegano ad esempio l’importanza per un bambino di avere le giuste scarpe, tutto organizzato in maniera ordinata e pulita.
Gli dico del mio appuntamento e subito la ragazza mi chiede “Mi puoi dire il tuo nome?”, da buon uomo di marketing penso fantastico qui ci si chiama per nome – chiunque conosca un briciolo le basi del marketing sa quanto sia importante dare del tu ai nostri clienti o potenziali tali.
Mi fa accomodare su uno sgabello e mi da un box in cui mettere i miei oggetti personali.
Verifica il mio numero di scarpe e torna con delle scarpe per farmi fare il test di corsa.
Mentre attendo di poter salire sul tapis roulant, vedo che i clienti all’interno del negozio in quel momento erano veramente a casa, sembravano conoscere il proprietario da una vita e lui gli dava delle spiegazioni dettagliate su ogni tipo di scarpa, informazioni che riuscivo a capire anche io che era la prima volta che mi trovavo in un posto così specializzato.
Faccio il mio test di corsa.
Poco dopo arriva il proprietario, mi mostra il filmato e mi spiega come la mia corsa fosse tutta in appoggio sul tallone e che per dirtela in maniera semplice correvo in maniera non proprio dritta.
Mi spiega quindi che mi farà provare delle scarpe che ammortizzino al meglio questo mio appoggio sul tallone e che tendano allo stesso tempo ad allineare la mia corsa, tutto questo per evitare infortuni e traumi alla schiena o al ginocchio.
Torna dal magazzino con 3 tipi di scarpe diverse.
Provo ogni paio di scarpe sul tapis roulant e la sensazione era completamente differente rispetto l’inizio, anche in questo caso ogni corsa veniva registrata in modo da poter visionare i miglioramenti.
Decido quindi quali fossero le scarpe che sentivo più adatte.
La ragazza mi chiede “Mi sai spiegare il perchè?”, fantastico, mi chiede un feedback proprio sull’esperienza.
Le dico quindi le mie sensazioni e perchè ho scelto quel modello, delle asics gt 1000 10.
A quel punto anche il proprietario mi chiede quali avessi scelto e mi dice “Non avevo dubbi” e mi fa vedere come la corsa sia cambiata.
Prima di concludere si assicura di nuovo che il numero sia giusto e calzi bene.
A quel punto mi dirigo in cassa, felicissimo del mio acquisto.
Oltra a ricevere uno sconto, mi chiede se voglio essere registrato nel loro archivio così da avere uno storico della corsa.
Esco ringraziando e dicendo che avrei fatto loro grande pubblicità.
Perchè il negozio per correre non può temere i big dell’ecommerce
Immagino che avrai sentito o letto almeno una volta nella tua vita frasi come: “Vengono in negozio, provano le scarpe e poi le comprano su internet”, “I grandi ecommerce stanno uccidendo i piccoli negozi locali” e altre affermazioni di questo genere.
Questo è vero ed in alcuni casi non c’è molto da fare.
Ma in tanti altri questo capita quando chi vende un prodotto si limita alla vendita fine a se stessa senza aggiungere alcun valore al cliente finale.
Un valore che è legato allo sguardo, al rapporto umano, al consiglio, alla passione, alla competenza, cose che le big company online non possono avere.
Quando entri nel negozio per correre vieni accolto da un clima cordiale e ti appresti a fare un esperienza d’acquisto, non ti viene detto “hai visto qualcosa che ti piace?” o “posso aiutare” da un commesso che è li e non nutre la benchè minima passione per il suo lavoro, ma trovi persone che sono li per darti la migliore scarpa per il tuo stile di corsa.
Questa passione, questa competenza, questo amore verso il proprio lavoro è qualcosa che non passa inosservato, anzi.
Una gentilezza veramente unica e un processo di acquisto professionale e naturale, insomma impossibile non parlarne bene,
Conclusione
Ti ho raccontanto di questa esperienza perchè se hai un negozio fisico, puoi avere degli assi nella manica che online non possono essere riprodotti.
Il primo su tutti, a mio avviso è il rapporto umano.
La relazione.
Pensa a quante volte non hai comprato qualcosa perchè la relazione con il commesso di turno non è stata delle migliori, per quanto quel prodotto ti servisse in quel momento e come hai etichettato il negozio con un “non ci tornerò mai più”.
Ricorda infatti che un esperienza negativa, segna molto di più di una positiva.
Coltiva quest’aspetto con i tuoi clienti, non vederli solo come vendite fine a se stesse, cerca di dargli valore, di capire i loro bisogni, offri loro soluzioni, chiedi un feedback e vedrai che non ci sarà Amazon a poterti fare concorrenza.
Fai in modo che i tuoi clienti usciti dal tuo negozio, raccontino la loro esperienza d’acquisto, che sarà un veicolo di pubblicità gratuita – il buon vecchio passaparola – più potente che tu possa ottenere.
PS: se dovesse interessarti questo è il link del sito del negozio per correre.
NO engagement marketing, tra: Pitagora, gratificazioni istantanee e controintuzioni
Te lo immagini Pitagora nella sua scuola che al termine della lezione afferma: “lasciate un like, mettete un commento e condividete, a 500 commenti terrò la prossima lezione”.
Bhè se conosci un minimo la storia di Pitagora, il Maestro tra i Maestri, saprai che nella sua scuola vigevano regole esattamente opposte.
Sto parlando infatti degli acusmatici, persone che dopo esser state ammesse nella scuola pitagorica per anni potevano solo ed esclusivamente ascoltare Pitagora, di cui ne udivano solo la voce senza vederlo in volto.
Perchè ti parlo di Pitagora?
Levando uno strano legame viscerale, direi animico, che mi lega a lui, ti parlo di Pitagora perchè la società in cui viviamo oggi è esattamente il completo opposto di quella che era la scuola pitagorica.
Scavando a fondo e osservando quello che avviene oggi nel 99,999% delle strategie di marketing, in particolar modo sui social, sono tutti pazzi per l’engagement.
Ma iniziamo dalle basi.
Cos’è l’engagement?
Se non lo sapessi la parola engagement significa coinvolgimento.
Tutti vogliono coinvolgerti in qualche azione che sia lasciare un like, iscriverti ad un canale, rispondere ad un sondaggio, o altro.
Questo, ripeto, vale per il 99,999% dei professionisti, delle aziende, dei brand con cui vieni a contatto.
La questione è molto semplice, più vieni coinvolto in queste azioni e più i loro prossimi messaggi arriveranno ai tuoi occhi, tutto questo perchè gli algoritmi alla base di piattaforme come Facebook, Instagram, Tik Tok, Linkedin, hanno tutto l’interesse nel mostrarti contenuti dove tu dedichi la tua attenzione e con cui interagisci.
Avere quindi tutti i giorni sotto gli occhi i contenuti di uno specifico brand di scarpe da running, farà si che nel momento in cui avrai bisogno di quel prodotto, con molte probabilità, la scelta sarà certa e questo è valido per un consulente, per una ditta e per ogni tipologia di settore.
Allo stesso modo un influencer su Instagram con un E.R. (engagement rate) – ovvero la % di persone che interagiscono rispetto al numero totale dei follower – molto alto potrà vendere sponsorizzazioni a prezzi più alti e con più facilità.
Viviamo infatti nell’era dell’attenzione, dove l’inclinazione del cellulare, la dilatazione della pupilla, il tocco sullo schermo e altri dati molto “sottili” vengono acquisiti da big company, che poi realizzeranno la prossima app o il prossimo social in grado di farci rimanere il più tempo possibile li sopra.
Fatta questa premessa, quello di cui voglio parlare oggi è un concetto controintuitivo che ho voluto esprimere con il nome di NO engagement marketing.
Un idea controintuitiva per approcciare al social media marketing
Ho sempre avuto la fissazione di voler andare controcorrente, e non per partito preso, ma semplicemente per vocazione innata.
Questo mi ha portato a sperimentare ed innovare in molti campi, le persone che lavorano con me o hanno avuto modo di farlo, sanno bene di che pasta sono fatto.
Vista questa mia indole, dopo aver avuto una visione, in un era in cui l’engagement è, quasi, tutto ho deciso di rinunciare completamente ad esso.
Infatti se sei tra gli utenti più attenti di questo sito avrai avuto modo di notare che in questo blog e nei video di youtube ho tolto la possibilità di commentare.
Avessi potuto togliere qualsiasi tipo di interazione verso i miei contenuti su qualsiasi piattaforma l’avrei fatto, ispirato proprio dalla scuola pitagorica..
Ma nel mondo di oggi, che vuole tenerci con la testa china, ingabbiati in schermi piatti, questo non è concesso.
Viviamo un web ormai ossessionato dalla gratificazione istantanea di un like, un commento, un impression su un video o su una stories, dove la vanity metrics conta molto di più del contenuto.
Quante volte hai visto il tuo guru preferito scrivere post dove stava per svelarti l’ennesimo tool o l’ennesima strategia segreta ma solo dopo che quel post avrebbe raggiunto XXX commenti con scritto “Guru”.
La cosa bella è che funziona. Un orda di automi, e lo dico con estremo rispetto senza offenderti se sei tra questi, è sempre lì pronta a commentare per poi fare cosa con quegli strumenti, quelle strategie, quei corsi?
Assolutamente nulla.
“Ok Daniele dove vuoi arrivare?”
Ancora un attimo di pazienza e capirai.
Lasciami premettere che per anni ho realizzato tutorial, risposto a commenti sul blog, partecipato a forum e community con l’intento di aiutare le persone, con molta probabilità continuerò a farlo ma non con chiunque in maniera indistinta.
Dopo oltre 12 anni di lavoro sul web e con le skills che ho acquisito ed i progetti che ho realizzato e gestito, non ho più voglia di rispondere a domande banali, verso cose scontate, molto spesso elargendo perle ai porci, per questo ci sono le nuove generazioni che è giusto facciano la loro gavetta.
Da qualche mese ormai solo due clienti storici ed il maestro Sergio hanno accesso a me, al mio know how, al mio tempo, alla mia attenzione.
Tutto il resto è noia.
“Daniele non ti sembra di star esagerando, chi ti credi di essere? E comunque ancora non sei arrivato al dunque”
Assolutamente no, non credo di esagerare anzi sono molto realista e “chi credo di essere” non devo dimostrarlo a te e a nessun altro.
Eccoci arrivati al dunque ora ti spiegherò il concetto alla base del NO Engage Marketing, e non mi stupirei se ben presto qualcuno lo facesse proprio, per rivenderlo alla sua cerchia di automi.
La base del NO Engage Marketing
Le fondamenta della mia teoria, che sto gia mettendo in pratica, sono molto semplici e si basano su una leva fortissima, il massimo della scarsità, sto parlando della completa assenza.
Questa non ha a che vedere con Cialdini, con “le ultime 100 copie rimaste”, “solo per i primi 10” o altre tecniche simili.
Voglio farti un esempio.
Ricordi quando uscirono i nutella biscuits?
Quello che accadde fu molto semplice, erano difficili da trovare, alcune persone compravano le confezioni a 3€ e le rivendevano a 10€, questo perchè c’era chi era disposto a pagare di più pur di avere quel prodotto.
Nei supermercati gli scaffali destinati ai nutella biscuits erano, e sono, facilmente identificabili e in quel periodo quello che si presentava erano solitamente degli scaffali completamente vuoti con solo la targhettina della nutella, completa assenza del prodotto e ben identificabile.
Oggi nella mente delle persone nonostante i supermercati siano ben forniti e questa scarsità sia ormai svanita, si è installata un ancora per cui i nutella biscuits sono i biscotti introvabili, e questo gli dona un prestigio non indifferente.
Credo che questa sia una delle operazioni di marketing più belle degli ultimi tempi, perchè un azienda come la Ferrero non ha e non aveva di certo problemi di produzione.
Allo stesso modo il NO Engage Marketing si basa sull’assenza, in questo caso l’assenza di poter manifestare la propria idea, di chiedere qualcosa, di condividere, un assenza che spezza completamente i meccanismi social a cui tutti siamo abituati.
Perchè NO Engage Marketing?
NO Engage Marketing perchè in questo modo le persone l’unica cosa che potranno fare è concentrarsi sul contenuto.
Non potranno dire la loro, manifestare le loro strambe idee, fare domande per cui la risposta è chiaramente data nel contenuto o peggio ancora manifestare il loro dissenso attraverso commenti di odio, mi riferisco ai famosi haters.
Pitagora sapeva di diffondere conoscenza in maniera accurata e non era un suo problema se le persone avessero capito o meno.
Immagino per un attimo di essere lì, in quel di Crotone, dopo una lezione del Maestro.
Il discepolo che non poteva porre domande, pena l’esclusione dalla scuola, apriva una discussione interna, con sé stesso, che lo spingeva a trovare le risposte che cercava.
Un vero “learning by doing”.
Il NO Engage Marketing trova i suoi seguaci solo tra chi vuole veramente spingersi oltre.
Per chi vuole veramente imparare dedicando il massimo delle proprie energie all’apprendimento.
Puoi capire meglio quello che intendo se ti è mai capitato di andare ad un corso o magari a scuola, quando qualcuno faceva domande talmente banali da essere quasi imbarazzanti, che però interrompevano l’intera lezione rallentando il processo di apprendimento dell’intero gruppo.
Il NO Engage Marketing è meritocratico, se hai le capacità, innate e non, per andare a fondo capirai, viceversa il Maestro non ti aiuterà.
I vantaggi del NO Engage Marketing?
Se hai un business o un attività online, mi meraviglio che tu sia arrivato a leggere fin qui.
Le mie parole con molta probabilità sono viste come vere eresie, ma del resto anche Galileo fu visto come un eretico.
Tornando al tempo degli schermi piatti, immagino che in ottica strategica questa assenza potrà portare enormi benefici ad un business in particolare se questo è legato alla condivisione di “know how” ma non eslcudo applicazioni in ogni campo.
I vantaggi possono essere diversi come:
- Risparmio di tempo ed energie per rispondere ai commenti. Tempo ed energie che si potranno dedicare alla creazione di nuovi contenuti.
- Focus totale sul valore dei contenuti condivisi e ancor di più dei momenti di confronto.
- Taglia completamente fuori tutte quelle persone che cercano scorciatoie e trucchetti.
- Engagement alle stelle in quei momenti in cui si darà la possibiltà di interagire.
- Creare un gruppo di persone altamente preparata con cui in futuro potersi confrontare.
Infatti nella mia idea questa strategia troverà di tanto in tanto piccole interruzioni.
Momenti rari in cui un fan, un lettore, un haters, potrà interagire.
Ma questo lo scopriremo più avanti.
Conclusione
Per riassumere il NO Engage Marketing si basa sull’assenza di confronto ed è l’ideale per chiunque abbia “know how” da condividere, in questa strategia, si possono pianificare rare e centillinate occasioni in cui il professionista interagisce con chi lo segue, che a quel punto, si presuppone sarà un pubblico ben segmentato di persone che stimano il suo lavoro.
Con questo articolo riprendo a scrivere sul mio blog dopo diverso tempo.
Nel corso degli ultimi anni ho dedicato e sto dedicando tutte le mie energie per approfondire le D.L.T. (distributed ledger technology) e allo stesso tempo non mi sono mai fermato un minuto nel mettere in pratica il marketing e tutto quello che ne concerne.
Ho intenzione di portare tanti contenuti di valore, come ho sempre fatto, per aiutare le persone a muoversi nel web e non solo, e non rivoluzionando le regole del gioco ma creandone uno a cui non hai mai giocato..
Chiunque vorrà ascoltare e leggere potrà farlo in qualsiasi momento per tutti gli altri è pieno di Guru che non vedono l’ora di avere un like e un commento sotto il post dell’ultimo corso che vogliono vendervi.
Answer The Public: come trovare argomenti ricercati su Google
Nel video tutorial odierno (trovi il link in fondo!) effettueremo una veloce panoramica di “Answer the public” un tool molto utile che raccoglie in una visualizzazione aggregata le principali query digitate dagli utenti sul motore di ricerca.
Questo interessante strumento è dedicato a chi necessita spunti sul tipo di post da creare, sugli interessi da trattare, sulle domande alle quali rispondere e così via. “Answer the public” è disponibile in versione sia gratuita sia premium: analizzeremo insieme la free.
Answer the public: un tool per conoscere cosa interessa alla gente
Per prima cosa impostiamo la lingua italiana selezionando la sigla IT dal primo menu a tendina collocato a sinistra. Il secondo campo è riservato solo dagli utenti pro e riguarda il paese. A questo punto è sufficiente inserire nel form successivo l’argomento di interesse: nel nostro caso digitiamo “SEO” e avviamo la ricerca dall’apposito pulsante.
I risultati restituiti consistono in una lista divisa in 5 pannelli: domande, preposizioni, comparazioni, ordine alfabetico e correlati.
1. La scheda Questions indica le varie domande divise per tipologia come, quale, perchè, dove, cosa… indicando come strutturare il proprio contenuto. Nel nostro esempio “Answer the public” suggerisce Dove studiare SEO? Come fare SEO fai da te? Perchè fare SEO? Cosa sono SEO e SEM?
Queste domande possono essere la base di partenza per sviluppare contenuti che interessano sicuramente il pubblico perchè si tratta di ricerche digitate dagli stessi utenti.
2. Scorrendo verso il basso arriviamo alla scheda Prepositions che illustra gli argomenti scanditi da termini quali ad esempio per, senza, come… formando argomenti tipo “SEO per amazon”, “SEO per immagini”. La visualizzazione grafica può essere alternata a quella testuale più schematica offerta dalla vista “Data” premendo i pulsanti in alto a sinistra della schermata.
Trova argomenti di comparazione e correlati con Answer the public
3. Nella sezione Comparisons troviamo suggeriti argomenti contenenti termini quali contro, vs, con, come ad esempio “SEO vs SEM”, “SEO contro adwords”, “SEO con Wix”.
4. Nel pannello Alphabetical ci viene mostrata la lista argomenti esposta in ordine alfabetico: la nostra parola chiave rimane fissa mentre il resto della frase è elencato dalla A alla Z
5. Nell’ultima sezione Related troviamo argomenti correlati come “SEO zoom”, “SEO yoast”.
Questo strumento è di semplice utilizzo, consente di scaricare in csv i risultati e di salvare i diagrammi anche sotto forma di immagine: è possibile effettuare nuove ricerche utilizzando i bottoni collocati in alto a destra. “Answer the public” ha lo scopo di aggregare le domande che la gente pone più spesso risultando utile per chi sviluppa contenuti e lavora con blog, in ambito seo e marketing.
Se hai domande lascia pure un messaggio, clicca sul like al video o al post e iscriviti al canale così sarai sempre informato sui nuovi contenuti rilasciati!
Videotutorial: Answer The Public: come trovare argomenti ricercati su Google
Guida completa al tool Screaming Frog SEO Spider
Lo strumento che analizzeremo in questo video tutorial (di cui trovi il link in calce) deve essere presente nella cassetta degli attrezzi di qualsiasi SEO: si tratta di Screaming Frog, un programma da installare sul computer per effettuare una scansione dei siti di nostro interesse (siti dei clienti, di nostra proprietà, dei competitors…). Effettueremo una panoramica delle principali funzioni di questo ricchissimo strumento, di semplice utilizzo ma dalle enormi potenzialità.
Screaming Frog: uno strumento completo per ogni SEO
Il primo step è digitare l’URL del sito da scansionare nell’apposito form in alto, confermando con il pulsante Start. Io sto utilizzando la versione gratuita che ha il limite di analizzare al massimo 500 pagine per ogni sito. Se vogliamo un crawling completo possiamo acquistare la versione a pagamento che è priva di limitazioni.
Ecco cosa contiene la tab “Internal”
- L’avanzamento della scansione è visualizzabile attraverso la barra colorata di verde in alto. Man mano che i risultati popolano la tabella, possiamo subito vedere gli indirizzi delle pagine che costituiscono il sito, il contenuto (si può trattare di una pagina HTML, di un Javascript, di una immagine…).
- Lo status code indica la situazione della pagina (200, 301, 404 ad esempio) mentre i valori successivi schematizzano il titolo, la sua lunghezza espressa in caratteri e in pixel (funzione molto interessante!) le meta description e tanti altri attributi della pagina, uno per colonna.
- Il ‘crawl deep’ ad esempio specifica la “distanza” di quell’elemento dalla home page, ossia il numero minimo di click per raggiungerlo a partire dalla pagina principale.
- Con il filtro in alto a sinistra possiamo visualizzare selettivamente i vari elementi, ad esempio solo le pagine HTML, solo le immagini o i PDF e così via.
- I dati possono essere esportati con lo strumento accanto, Export in formato CSV o excel.
Questa è la panoramica della prima tab di Screaming Frog, denominata Internal poichè fa riferimento a tutto ciò che troviamo dentro al sito di riferimento.
Dalla snippet preview ai tempi di caricamento: tutte le funzionalità di Screaming Frog
Cliccando su ogni riga vengono forniti degli ulteriori dati che compaiono nella finestra in basso collocata subito sotto la tab, per fornire un comodo colpo d’occhio. Anche questa sezione presenta diverse tab, ad esempio in Outlink vediamo i link che portano al di fuori di quella pagina; in Image info leggiamo le informazioni sulle immagini; il Serp Snippet offre una anteprima della Snippet su desktop, mobile, tablet. Il Rendering della pagina mostra diverse informazioni tra cui eventuali risorse bloccate.
Nella finestra laterale osserviamo una panoramica di HTML, CSS, protocolli (HTTP o HTTPS): cliccando su ognuno di questi dati andiamo ad aprire la rispettiva tab a sinistra per ulteriore approfondimento.
Nella tab Structure troviamo le URL così come sono strutturate, la loro distanza dalla homepage e alcune statistiche. Il sito dovrebbe essere realizzato in modo che la distanza degli elementi non superi i 3 click dalla homepage.
La tab successiva Response time, indica il tempo di risposta delle pagine in termini di velocità (i tempi di caricamento sono fondamentali per ottimizzare un sito e quindi questo dato è molto significativo) e permette di focalizzare l’attenzione sulle pagine che necessitano di modifiche o controlli. La media dovrebbe rimanere sotto ai 3 secondi.
L’ultima tab di destra API, indica eventuali strumenti collegati per effettuare analisi come Google Analytics, Search Console, Majestic e così via.
Utilizzare Screaming Frog per ottimizzare più facilmente ogni sito
Dopo aver parlato del pannello Internal, continuiamo la panoramica spostandoci tra le tante altre tab della prima sezione:
- External mostra link e risorse esterne al sito di riferimento
- Protocol evidenzia i protocolli richiamati
- Response Code mostra i codici 404, 301 e così via per individuare eventuali errori e criticità, URL bloccati da robots e così via.
- URI mostra le caratteristiche della URL, eventuali caratteri non ASCII, caratteri in maiuscolo, underscore, URL duplicate, presenza di parametri (come le query di ricerca, le variazioni dei prodotti etc.), le URL che superano i 115 caratteri…
- Page Title mostra le eventuali duplicazioni, i titoli mancanti, le lunghezze ed altre interessanti statistiche.
Puoi continuare a spostarti tra le varie tab che sono navigabili con facilità e organizzate in maniera intuitiva per scoprire tutte le altre funzioni di Screaming Frog. Questo software offre anche delle funzioni avanzate e configurazioni ben precise. In alto a destra se siamo utenti premium possiamo ad esempio impostare alcuni parametri avanzati per lo spider.
Si tratta di un tool da utilizzare per monitorare i tuoi siti, quelli dei tuoi clienti e dei tuoi competitors per avere una panoramica approfondita sulla costruzione del sito, eventuali problemi, pagine non indicizzate… e poter procedere più facilmente alle necessarie correzioni!
Spero che tu abbia trovato utile questo video tutorial: Screaming Frog è un programma davvero fantastico! Ti invito a seguire anche gli altri tutorial dedicati al SEO e a mettere un like: se hai domande, ti aspetto come sempre nei commenti 🙂
Videotutorial: Guida completa al tool Screaming Frog SEO Spider
Come usare il tool “ispeziona elemento” in Google Chrome
Lo strumento che approfondiamo nel video tutorial di oggi (di cui trovi il link in fondo all’articolo) è “Ispeziona elemento” nativo di Google Chrome e di cui esiste anche una corrispondente versione per Firefox (firebug).
Analizzeremo alcune delle sue numerose funzioni per comprendere in che modo ci possa essere utile.
Come attivare il tab ispezione elemento
Ecco come iniziare a utilizzare Ispeziona elemento:
- Durante la navigazione, clicchiamo con il tasto destro del mouse in qualsiasi punto della pagina > Ispeziona. In alternativa è possibile utilizzare il comando veloce Ctrl+Maiusc+I
- All’apertura il pannello di Ispeziona elemento è suddiviso in due sezioni. A sinistra vediamo la tab Elements che è già selezionata ed è quella che ci interessa adesso (non andremo ad approfondirle tutte in questo tutorial) e mostra il codice HTML della pagina.
- A destra troviamo invece la tab Styles (che si apre automaticamente ed è quella che prenderemo in considerazione) con i CSS ossia gli stili applicati alla pagina e ai suoi elementi.
Ispeziona elemento per simulare modifiche al sito
Lo scopo di questo strumento è consentirci di apportare modifiche e simularle all’interno delle pagine senza renderle live. Se il risultato sul browser ci soddisfa, andremo ad applicare tali modifiche in maniera effettiva inserendole nel template del sito.
Supponiamo ad esempio di voler modificare il colore del titolo principale dell’articolo e la grandezza e il tipo di font dei paragrafi.
- Cliccando sul primo pulsante “Select” in alto a sinistra del pannello principale (riconoscibile da una freccina), attivo lo strumento per selezionare con precisione l’elemento della pagina che mi interessa.
- Con il mouse posso raggiungere i vari elementi e clicco sul titolo che voglio modificare.
Una volta cliccato, la tab Elements mostrerà l’esatto punto in cui si trova l’elemento, nel nostro caso la titolazione H1. - Per cambiare il colore ci trasferiamo nella sezione CSS a destra e individuiamo la regola che definisce il colore. In questo caso notiamo che la regola applica il colore non solo al titolo H1 ma anche ad altre titolazioni, H2, H3 etc.
- Per applicare la modifica al colore della sola titolazione H1 ed effettuare la simulazione, elimino l’H1 dal raggruppamento e vado a definire la regola colore in una regola già esistente che fa riferimento al solo H1.
Passiamo ora alla modifica del paragrafo per quanto riguarda dimensioni e tipo di font.
- Clicco di nuovo sullo strumento Select in alto a sinistra nel primo pannello e vado a selezionare il paragrafo, cliccandoci sopra.
- Notiamo quindi che nella sezione CSS compaiono tutte le regole di stile inerenti il tag p che identifica appunto il paragrafo. Da qui individuo scorrendo la regola font-size e modifico il valore, che può essere espresso anche in pixel.
- Una volta trovata la dimensione preferita è possibile riportare la regola nel foglio di stile css del nostro sito.
- Per cambiare il tipo di font, cerco invece la regola font-family e intervengo digitando la nuova famiglia di font. Anche in questo caso le modifiche possono essere riportate sul file css del sito per portarle in live.
Aspetto responsive: la toggle device toolbar di Ispeziona elemento per simulare i dispositivi mobili
Un altro trucchetto interessante presente in questo tool è il secondo pulsante in alto a sinistra, accanto al select che abbiamo già utilizzato e denominato “Toggle device toolbar“. Il sito viene così visualizzato in modalità responsive e dal menu a tendina che compare in alto a sinistra della pagina sopra al sito, potremo selezionare anche un dispositivo specifico (ad esempio un iPad) per vedere come il sito viene mostrato.
Accanto al menu a tendina troviamo i pulsanti per zoommare il contenuto e per orientare in modalità verticale o orizzontale il sito sul dispositivo mobile selezionato.
Ispeziona elemento è un tool utilissimo e spero di averti fornito alcune informazioni interessanti in questa panoramica molto veloce e generale.
Videotutorial: Come usare il tool “ispeziona elemento” in Google Chrome
Google Search Console: la guida completa al SEO tool di Google
Nel tutorial di oggi andiamo a vedere uno lo strumento più importante per un SEO insieme a Google Analytics (un tool che richiederà più di un video tutorial e che per il momento lasciamo in disparte), sto parlando della Google Search Console – ex Google webmaster tool – riporta ancora il vecchio nome nella url ma è stato re-brandizzato a livello di naming da qualche anno.
Iniziamo la nostra panoramica
Come creare nuove proprietà in Google Search Console
Quando ci colleghiamo alla Search console troviamo subito una schermata con la lista completa dei nostri siti – in questo caso vediamo solo danieledellacorte.com perchè è un account nuovo sui cui per il momento è stata verificata questa unica proprietà.
Vediamo quindi come aggiungere le altre proprietà: la prima cosa da fare per qualsiasi sito infatti è creare le proprietà https e http con e senza www. Se hai dei sottodomini o delle cartelle per le nazioni (ad esempio nel caso di un sito multilingua puoi avere la cartella en per l’inglese, sp per lo spagnolo e così via) è bene aggiungere una proprietà per ciascuna.
Per inserire una proprietà, la prima richiesta è impostare se si tratti di un sito web o di una app per Android: nel nostro esempio digitiamo l’indirizzo del sito con https e senza www https://danieledellacorte.com > Aggiungi.
A questo punto Google Search Console ci propone delle alternative per verificare che la proprietà sia effettivamente nostra: il metodo consigliato è il download di un file html da caricare nella root del sito. Esistono anche metodi alternativi come il tag html, google analytics, google tag manager. Nel nostro esempio procedo con il file html che è già caricato sul server e clicco > Verifica. Completo tutte le varianti inserendo anche le altre due proprietà http, una con e una senza www.
A questo punto bisogna impostare la proprietà preferita che nel mio caso è quella con https e www: entro all’interno della vista e clicco sulla rotellina in alto a destra > impostazioni sito > “visualizzare l’url con il www”. Questa impostazione è selezionabile solo se abbiamo caricato entrambe le proprietà all’interno della search console.
Il menu della nuova Google Search Console
Visitiamo la nuova Search Console dal collegamento proposto in alto a sinistra: la schermata del menu Prestazioni ci presenta un colpo d’occhio sull’andamento dei click, la copertura dell’indice, l’eventuale presenza di problemi ed errori ed in basso i dati ordinati per dispositivo – con la possibilità di aprire i vari rapporti a seconda di quello che ci interessa. Ad esempio apriamo il rapporto delle prestazioni e scopriamo che dal primo agosto c’è stato un leggero aumento in termini di impressions e di click.
In alto si possono selezionare alcuni filtri ad esempio per ricerca web, per immagine e per video: quindi se volessimo solo le statistiche sulle ricerche relative a Google immagini basterebbe selezionare la relativa voce cliccando poi su > Applica. Possiamo impostare l’intervallo di date con gli ultimi 3/12 mesi oppure un intervallo personalizzato e così via.
Cliccando su “nuovo” possiamo aggiungere ulteriori filtri, utili per limitare ulteriormente i risultati e mostrare ad esempio solo quelli relativi ai dispositivi mobile. Per rimuovere un filtro è sufficiente cliccare sulla crocetta accanto al nome.
In basso troviamo una tabella in cui sono mostrate le query ossia le ricerche con cui il sito è stato raggiunto, le pagine su cui sono atterrati maggiormente gli utenti, i paesi da cui proviene la ricerca, i dispositivi. Nella scheda “Aspetto nella ricerca” troviamo i tipi di risultati che vengono mostrati (ad esempio quelli multimediali hanno ottenuto quattro click).
Continuiamo la panoramica del menu della nuova Google Search Console:
- dalla sezione dedicata alle Prestazioni passiamo alla sezione dedicata alla Copertura dell’indice in cui troviamo lo stato di indicizzazione delle pagine, eventuali errori, avvisi, pagine valide e pagine escluse dall’indice (nel nostro esempio le esclusioni sono legate al noindex impostato sulle pagine del feed RSS per evitare contenuti duplicati).
- Successivamente abbiamo il menù dei link esterni ed interni per individuare le pagine con cui siamo maggiormente linkati mentre accanto troviamo i collegamenti interni tra le varie pagine.
- Il menu dedicato all’usabilità del sito su dispositivi mobile riporta eventuali errori ad esempio elementi troppo ravvicinati che su schermi piccoli sarebbero difficili da cliccare oppure contenuti troppo grandi rispetto alle dimensioni del dispositivo che non potrebbero essere visualizzati nella loro interezza.
La sitemap: a cosa serve e come inviarla con la Google Search Console
Passiamo alla sezione dedicata alla sitemap, uno strumento molto importante che va inviato a Google per consentire la scansione del sito secondo le nostre indicazioni. In questo caso si tratta per l’esattezza di un indice sitemap poichè all’interno della sitemap principale troviamo diverse sitemap (una per le pagine, una per gli articoli, una per i prodotti eccetera). Per inviare la sitemap basta completare la sua url e cliccare su “Invia”.
È sufficiente inviare la sitemap solo dalla proprietà principale (nel mio caso si tratta di un sito che lavora solo in https: se viene digitato http si effettua un redirect automatico nella versione https, e stessa cosa accade se l’indirizzo viene digitato senza www).
Completiamo la panoramica sulla nuova Google Search Console:
- Dalla sezione successiva, Controlla URL, è possibile verificare qualsiasi singola pagina del sito utilizzando la barra di ricerca in alto.
- Alla voce Impostazioni, troviamo invece informazioni sulla proprietà, riassumendo se l’account loggato è verificato come proprietario e gli eventuali altri utenti autorizzati all’accesso.
- Alla sezione Prossimamente sono anticipate le future integrazioni della nuova Search console.
Torniamo alla versione precedente di Google Search Console cliccando l’ultima voce del menu in basso a sinistra per accedere ad altre utili informazioni.
Google Search Console: dai dati strutturati alle AMP
Navigando in Aspetto di ricerca > Dati strutturati > il tool ci elenca il tipo di dati mostrati in relazione a schema.org e in quante pagine ed elementi sono presenti.
Poi troviamo le Schede informative: nel sito in esempio non ci sono ma potrebbero essere impostate e correlate ad eventi, prodotti o alla mia persona.
La sezione Evidenziatore dei dati ci permette di evidenziare i vari settori all’interno delle pagine per fare in modo che Google riconosca che in quel determinato punto c’è ad esempio il prezzo del prodotto oppure l’immagine o il titolo del prodotto stesso. Questo strumento serve quando il tema non supporta automaticamente i micro-data di schema.org.
Cliccando su Miglioramenti html troviamo nel nostro sito di esempio delle descrizioni duplicate sulla paginazione della home page (ti invito a tale proposito a vedere il tutorial dedicato a Yoast): quando l’errore sarà corretto questo avviso scomparirà.
Passiamo alla sezione dedicata alle AMP – accelerated mobile page, che personalmente non reputo fondamentali per siti e blog di piccole dimensioni. Le AMP però risultano decisamente più importanti per testate medio-grandi in cui è necessario alleggerire le pagine creando una versione ad hoc per i dispositivi mobili. Quello che è importante è che il sito sia responsive e che sia veloce quando è navigato da dispositivi mobile.
Alla voce Traffico di ricerca ritroviamo l’analisi delle ricerche (che abbiamo già visto nella nuova Search Console) così come i link che rimandano al nostro sito, i link interni, eventuali azioni manuali a cui è stato sottoposto il sito, le informazioni sul targeting internazionale (che nel nostro esempio non c’è in quanto si tratta di un sito completamente in italiano).
Ritroviamo anche le informazioni sulla usabilità dei dispositivi mobile, lo stato dell’indicizzazione (con il numero delle pagine inviate a google) mentre cliccando su Avanzate troviamo i contenuti bloccati da robot.txt.
Proseguendo nell’ordine del menu, troviamo il tool per chiedere la rimozione temporanea di alcune url ed in seguito il menu scansione estremamente utile per chi fa SEO. Questa area mostra gli errori di scansione e nel nostro esempio evidenzia alcuni errori 404 (dovuti alla recente rimozione della data e della category dalla url di alcuni articoli).
Proseguiamo con le statistiche di scansione che indicano le pagine sottoposte a scansione ogni giorno: quando il grafico mostra dei picchi significa che sono stati scaricati più kilobyte. Il deep crawling è un passaggio approfondito del motore di ricerca e di solito si verifica una volta ogni 3/4 mesi. Si tratta in altre parole di un giorno in cui Google scansiona in profondità il nostro sito a differenza di quanto fa tutti gli altri giorni (normalmente il motore di ricerca dedica ad ogni sito un crawling budget minore e quindi meno risorse e meno tempo).
Nella scheda successiva troviamo il tempo medio espresso in millisecondi necessario per il download di una pagina – solitamente è bene tenersi sotto i 3 secondi -.
Lo strumento Visualizza come Google permette di richiedere l’indicizzazione di alcune pagine specifiche o di includere con esse anche tutti i relativi link diretti contenuti. Si tratta di una risorsa molto utile per forzare la scansione e direzionare il crawler di Google su una determinata pagina per l’indicizzazione.
Subito dopo troviamo il Tester del file robots.txt, sezione in cui è possibile visualizzarne il contenuto e poi la sezione Sitemap già vista nella versione della nuova Search console, che illustra ciò che è stato inviato e indicizzato sia in termini di pagine web che di immagini.
La sezione dedicata ai Parametri url è un’area che non approfondiremo in questa sede: la sua configurazione può risultare molto utile per fornire istruzioni a Google su come considerare certi parametri che compaiono nelle URL (filtri, paginazioni etc molto utili ad esempio per chi ha un e-commerce). Si tratta di un’impostazione molto avanzata e configurata in modo errato compromette l’indicizzazione e la scansione del sito.
La sezione Problemi di sicurezza segnala se il sito è compromesso e ci avvisa dell’eventuale presenza di malware mentre l’ultimo link del menu Web master tool riporta alcune informazioni sullo strumento.
Video tutorial sulla Google Search Console
Concludiamo così la panoramica sulla Google Search Console, sperando di averti chiarito le idee e averti fornito validi spunti sull’utilizzo della vecchia e nuova versione della piattaforma. Lascia un like al video o all’articolo su Facebook: ti aspetto nei commenti per rispondere a qualsiasi dubbio o curiosità!
Ciao